The ongoing conflict in Palestine continues to raise serious concerns about respect for international law and the protection of the civilian population. The military operations conducted by Israel, with the declared objective of dismantling Hamas, are producing devastation that indiscriminately strikes entire communities, destroying homes, schools, and vital infrastructure. The justification that combatants may be hiding inside these buildings cannot in any way override the fundamental obligation, enshrined in the Geneva Conventions, to always distinguish between military and civilian targets.
Attempts to manipulate the narrative, including messages disseminated in Arabic to persuade Palestinians to leave their cities, do not alter reality: a people rooted in their land and identity cannot be forced into exile. History teaches us that force does not generate stability, but rather new wounds and new forms of resistance.
Adding to these concerns, the Arab League, which convened in Cairo in recent days, has adopted a series of resolutions reaffirming the need for a two-state solution, Israel’s withdrawal from the occupied territories, and the cessation of hostile practices that undermine every prospect of peace. Secretary-General Ahmed Aboul Gheit also condemned the ongoing military campaign as a “war of extermination,” warning that no plan of forced displacement or annexation can erase the rights of the Palestinian people.
The WOS-IPSP observes with deep concern the evolution of this conflict, which appears to be crossing the line of legitimate defense and turning into a political project of annexation and conquest. Such a prospect poses a threat not only to Palestinians, but to the entire region, as it undermines every possibility of dialogue and compromise.
The International Parliament for Safety and Peace reiterates that no peace can be built upon systematic destruction and the denial of a people’s fundamental rights. The international community has the duty to call all parties to respect international humanitarian law and to promote a negotiation process based on justice, mutual recognition, and human dignity. Only in this way will it be possible to build a future of peaceful coexistence for both Israelis and Palestinians.
Italian
Il conflitto in corso in Palestina continua a sollevare gravi interrogativi sul rispetto del diritto internazionale e sulla protezione della popolazione civile. Le operazioni militari condotte da Israele con il dichiarato obiettivo di smantellare Hamas stanno producendo una devastazione che colpisce in maniera indiscriminata intere comunità, distruggendo abitazioni, scuole e infrastrutture vitali. La giustificazione secondo cui all’interno degli edifici si nasconderebbero combattenti non può in alcun modo annullare l’obbligo fondamentale, sancito dalle Convenzioni di Ginevra, di distinguere sempre tra obiettivi militari e civili.
I tentativi di manipolare la narrativa, anche attraverso messaggi diffusi in lingua araba per convincere i palestinesi a lasciare le proprie città, non scalfiscono la realtà: un popolo radicato nella sua terra e nella sua identità non può essere costretto all’esilio. La storia insegna che la forza non genera stabilità, ma nuove ferite e nuove resistenze.
A rafforzare queste preoccupazioni, la Lega Araba, riunita al Cairo nei giorni scorsi, ha adottato una serie di risoluzioni che ribadiscono la necessità di una soluzione a due Stati, il ritiro di Israele dai territori occupati e la cessazione delle pratiche ostili che minano ogni prospettiva di pace. Il Segretario Generale Ahmed Aboul Gheit ha inoltre denunciato la campagna militare in corso come una “guerra di sterminio”, avvertendo che nessun piano di spostamento forzato o annessione potrà cancellare i diritti del popolo palestinese.
Il WOS-IPSP osserva con profonda preoccupazione l’evoluzione di questo conflitto, che sembra superare il confine della legittima difesa per trasformarsi in un progetto politico di annessione e conquista. Una simile prospettiva rappresenta una minaccia non solo per i palestinesi, ma per l’intera regione, poiché mina ogni possibilità di dialogo e compromesso.
Il Parlamento Internazionale per la Sicurezza e la Pace ribadisce che nessuna pace può nascere dalla distruzione sistematica e dalla negazione dei diritti fondamentali di un popolo. La comunità internazionale ha il dovere di richiamare tutte le parti al rispetto del diritto internazionale umanitario e di promuovere un processo negoziale basato sulla giustizia, sul reciproco riconoscimento e sulla dignità umana. Solo in questo modo sarà possibile costruire un futuro di convivenza pacifica per israeliani e palestinesi.
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