The issue of Palestinian refugees remains one of the most sensitive and long-standing challenges in international affairs. According to United Nations data, nearly six million Palestinians are currently registered with UNRWA as refugees, spread across Jordan, Lebanon, Syria, the West Bank, and Gaza, in addition to established communities in other parts of the world, including Latin America.
History has shown how a dispersed people – the Jewish community – was eventually able to establish a State, despite centuries of exile and displacement. The Palestinian case, however, has taken a different path: the absence of a political solution has created a similar diaspora, but one that continues without the recognition of a sovereign State.
In Jordan, more than two million refugees reside, with many holding Jordanian citizenship, while tens of thousands – especially those originally from Gaza – remain without full civil rights. In Lebanon, around half a million Palestinians face restrictions on employment and property ownership. In Syria, years of war have further deepened the vulnerability of approximately 400,000 Palestinian refugees. In Gaza itself, repeated conflicts have displaced nearly the entire population internally, in the midst of widespread destruction.
The devastation of Gaza raises urgent questions: how much will reconstruction cost, and who will ensure that its people can return and live there in safety and dignity? Preliminary international assessments estimate tens of billions of dollars and years of work just to clear the rubble.
Yet the issue is not only financial. If Gazans were denied the possibility to return and rebuild their homes, another forced diaspora would emerge: a people already dispersed across the region and the world would risk losing their last connection to their land, becoming a community without a State and without a homeland.
The international community must address this reality with urgency, ensuring that:
Palestinian refugees preserve their right to return and live with dignity;
Gaza is rebuilt through transparent and cooperative mechanisms;
any solution that implies forced displacement of the population is prevented.
The tragedy of the Palestinian refugees, scattered between the Middle East and beyond, demonstrates how the absence of a political settlement has generated a diaspora that mirrors, in part, the historical experience of the Jewish people. The difference lies in the fact that, more than 75 years after the establishment of the State of Israel, the realization of a Palestinian State remains unfulfilled, leaving millions still without a true homeland.
La diaspora palestinese e il futuro di Gaza
La questione dei rifugiati palestinesi rimane una delle sfide più delicate e di lunga durata negli affari internazionali. Secondo i dati delle Nazioni Unite, quasi sei milioni di palestinesi sono attualmente registrati presso l’UNRWA come rifugiati, distribuiti tra Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Gaza, oltre a comunità ormai consolidate in altre parti del mondo, inclusa l’America Latina.
La storia ha mostrato come un popolo disperso – la comunità ebraica – sia riuscito alla fine a costituire uno Stato, nonostante secoli di esilio e di dispersione. Il caso palestinese, invece, ha seguito un percorso diverso: l’assenza di una soluzione politica ha creato una diaspora simile, ma che continua senza il riconoscimento di uno Stato sovrano.
In Giordania risiedono oltre due milioni di rifugiati, molti dei quali hanno la cittadinanza giordana, mentre decine di migliaia – in particolare quelli originari di Gaza – restano privi di pieni diritti civili. In Libano, circa mezzo milione di palestinesi vive sotto restrizioni riguardanti il lavoro e la proprietà. In Siria, anni di guerra hanno aggravato ulteriormente la vulnerabilità di circa 400.000 rifugiati palestinesi. A Gaza stessa, i conflitti ripetuti hanno provocato lo sfollamento interno di quasi tutta la popolazione, in mezzo a una distruzione diffusa.
La devastazione di Gaza solleva interrogativi urgenti: quanto costerà la ricostruzione e chi garantirà che il suo popolo possa tornarvi a vivere in sicurezza e dignità? Valutazioni internazionali preliminari stimano decine di miliardi di dollari e anni di lavoro solo per rimuovere le macerie.
Eppure la questione non è soltanto finanziaria. Se agli abitanti di Gaza fosse negata la possibilità di tornare e ricostruire le proprie case, emergerebbe una nuova diaspora forzata: un popolo già disperso nella regione e nel mondo rischierebbe di perdere l’ultimo legame con la propria terra, trasformandosi in una comunità senza Stato e senza patria.
La comunità internazionale deve affrontare questa realtà con urgenza, assicurando che:
i rifugiati palestinesi conservino il diritto al ritorno e a vivere con dignità;
Gaza sia ricostruita attraverso meccanismi trasparenti e cooperativi;
sia impedita qualsiasi soluzione che implichi lo spostamento forzato della popolazione.
La tragedia dei rifugiati palestinesi, sparsi tra il Medio Oriente e oltre, dimostra come l’assenza di un accordo politico abbia generato una diaspora che rispecchia, in parte, l’esperienza storica del popolo ebraico. La differenza risiede nel fatto che, a più di 75 anni dalla nascita dello Stato di Israele, la realizzazione di uno Stato palestinese resta incompiuta, lasciando milioni di persone ancora senza una vera patria.