The extraordinary Arab-Islamic summit convened today in Doha has represented a strong and unified response to the attack that struck the territory of Qatar, described by Emir Tamim bin Hamad Al Thani as a cowardly act and a grave violation of national sovereignty. The unanimous condemnation expressed by the Heads of State and Government present highlighted how the Israeli aggression is not only a threat to regional stability, but also an offence to the fundamental principles of international law and the peaceful coexistence among nations. In this context, the Abraham Accords, presented in recent years as a tool of normalization and dialogue, appear today more fragile than ever. Arab and Muslim public opinion observes with growing skepticism agreements that, while favouring economic and diplomatic relations, have failed to prevent serious human rights violations or to guarantee protection for the Palestinian people.
The World Organization of States – International Parliament for Safety and Peace emphasizes that no agreement can retain credibility if it ignores the principles of equality between parties and if it is not grounded in the respect of international law. States cannot accept double-standard logics that justify aggressions against sovereign nations while remaining silent in front of the suffering of entire populations. For the WOS-IPSP, the Doha summit represents a decisive test: it will mark a real turning point only if the declarations are followed by concrete actions able to strengthen solidarity among Arab and Islamic countries and to be translated into effective diplomatic and legal initiatives.
Peace and collective security, central values in the mission of the WOS-IPSP, require the international community to assume its responsibilities and to apply without exception the principles enshrined in the Charter of the United Nations. Doha could represent the watershed separating years of rhetoric from a new path of shared commitment, oriented not to division but to the construction of a just and lasting peace for all peoples of the region.
Italian
Accordi di Abramo in bilico: solidarietà araba, ma fino a che punto?
Il vertice arabo-islamico straordinario riunito oggi a Doha ha rappresentato una forte risposta unitaria di fronte all’attacco che ha colpito il territorio del Qatar, definito dall’Emiro Tamim bin Hamad Al Thani un atto codardo e una grave violazione della sovranità nazionale. La condanna unanime espressa dai capi di Stato e di Governo presenti ha evidenziato come l’aggressione israeliana non sia soltanto una minaccia alla stabilità regionale, ma un’offesa ai principi fondamentali del diritto internazionale e della convivenza pacifica fra le nazioni. In tale contesto, gli Accordi di Abramo, presentati negli ultimi anni come strumento di normalizzazione e di dialogo, appaiono oggi più fragili che mai. L’opinione pubblica araba e musulmana osserva con crescente scetticismo intese che, pur favorendo relazioni economiche e diplomatiche, non hanno saputo impedire violazioni gravi dei diritti umani né garantire la protezione del popolo palestinese.
Il World Organization of States – International Parliament for Safety and Peace sottolinea che nessun accordo può mantenere credibilità se ignora i principi di uguaglianza tra le parti e se non si fonda sul rispetto del diritto internazionale. Gli Stati non possono accettare logiche di doppio standard che giustificano aggressioni contro Paesi sovrani e tacciono di fronte alla sofferenza di intere popolazioni. Per il WOS-IPSP, il vertice di Doha costituisce un banco di prova decisivo: esso potrà segnare una svolta reale solo se dalle dichiarazioni emergeranno azioni concrete capaci di rafforzare la solidarietà tra i Paesi arabi e islamici e di tradursi in iniziative diplomatiche e giuridiche efficaci.
La pace e la sicurezza collettiva, valori centrali nella missione del WOS-IPSP, richiedono che la comunità internazionale assuma la propria responsabilità e applichi senza eccezioni i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite. Doha potrebbe rappresentare lo spartiacque che separa anni di retorica da un nuovo percorso di impegno condiviso, orientato non alla divisione ma alla costruzione di una pace giusta e duratura per tutti i popoli della regione.